«Cambiamento climatico, nel 2060 il Mose sarà già sotto stress». Ecco i consigli per farlo durare di più

Le due strategie per salvare Venezia: se la strutture supera i 50 giorni di attività potrebbe non reggere

Mercoledì 8 Maggio 2024
«Cambiamento climatico, nel 2060 il Mose sarà già sotto stress». Ecco i consigli per farlo durare di più

VENEZIA  - I benefici economici del sistema Mose di Venezia superano significativamente i costi di investimento e delle conseguenze sulle attività portuali, ma le dighe mobili rischiano di essere «stressate» molto prima di quanto pianificato dai progettisti, ormai quasi 50 anni fa, senza tener conto del cambiamento climatico.

Lo studio

E' la conclusione a cui giunge uno studio coordinato dall'Università Ca' Foscari Venezia, pubblicato sulla rivista Regional Environmental Change, relativo alla sostenibilità economica del sistema che dal 2020 protegge Venezia dall'acqua alta. L'analisi valuta l'impatto economico e le prospettive future del Mose considerando diversi scenari di cambiamento climatico e conseguente innalzamento del livello del mare. Secondo la ricerca, se il Mose venisse attivato con previsioni di marea a partire da 110 centimetri sul medio mare, potrebbero essere superati i 50 giorni consecutivi di chiusura della Laguna nell'ultimo quarto di secolo. L'infrastruttura potrebbe reggere un'attività così intensa? Difficile stimarlo con le informazioni oggi disponibili, ma gli autori evidenziano che, anche con il «tetto» di 50 chiusure l'anno (oltre 10 volte il limite pianificato), il Mose potrebbe risultare eccessivamente «stressato» già attorno al 2060 nello scenario climatico peggiore, e un decennio dopo nell'ipotesi di efficace contenimento del cambiamento climatico.

Le strategie

Le strategie dovrebbero seguire due strade. Da una parte, nel breve-medio periodo, ridurre le chiusure per mantenere l'infrastruttura, ad esempio alzando la soglia oltre gli attuali 110 centimetri di marea. Questo implica proteggere i punti della città che verrebbero sommersi. Per il lungo periodo, serve definire e sperimentare fin d'ora nuove strategie per affrontare la crescita del livello del mare quando il Mose non sarà più sufficiente. Tra le strategie figurano il pompaggio di acqua marina nelle falde, per contrastare la subsidenza e alzare la città, oppure la netta separazione tra laguna e mare similmente a quanto accaduto in Olanda, con dighe di protezione.

Questi scenari richiedono anche forti investimenti sul sistema fognario, inadeguato nella maggior parte della città, l'eventuale deviazione di oltre 25 piccoli fiumi e canali che continuano a sfociare in Laguna, e lo spostamento del porto in mare aperto. Gli autori riconoscono che un limite dello studio è non avere a disposizione stime precise riguardo i costi di manutenzione dell'infrastruttura e i suoi limiti operativi in termini di massimo di chiusure sopportabili. Pertanto, i calcoli sono stati ripetuti, utilizzando diversi ipotetici valori per analizzarne gli effetti sui risultati finali. 

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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