VENEZIA - «Il personale ausiliario sistemava nella aule i banchi con le rotelle, e il giorno dopo ce li trovavamo scomposti e ammassati contro la parete». Parla il docente di un istituto superiore veneziano, ospitato in un vecchio palazzo nobiliare.
«Pensavamo ad una disorganizzazione fra il personale o a scherzi di gusto discutibile - racconta - Poi la verità è venuta a galla: i banchi si muovevano da soli seguendo la pendenza dei pavimenti.
«Ci siamo presto accorti - prosegue l'insegnante - che i banchi con le rotelle a Venezia non potevano funzionare, città ricca di palazzi nobiliari diventati istituti e scuole; perché i banchi si sarebbero mossi da soli andandosene in giro per le aule, seguendo il declivio dei pavimenti». Secondo il docente, i banchi con le rotelle non dovevano neppure essere ordinati in città, e si sa che alcuni istituti in Italia li hanno dovuti rimuovere perché non conformi alle norme anti-incendio. «Piuttosto che ai banchi con le rotelle - conclude il prof veneziano - il Governo Conte doveva pensare a ridurre il numero di allievi nelle classi, e in città ce ne sono fino a 30, 31 studenti. Il ministero si sarebbe dovuto attivare per aumentare gli spazi, come pure ad assumere insegnanti. In questo modo il numero di studenti per classe sarebbe diminuito e sarebbe stato più semplice garantire il distanziamento, senza il bisogno di cambiare i banchi, che si muovano o meno».